L’evoluzione non ha limiti. Questo è il mantra di chi crede nell’energia del cambiamento e il gruppo di ricercatori della Stanford University ne è pienamente consapevole. Gli scienziati Masashi Ono, Parthiban Santhanam, Wei Li, Bo Zhao e Shanhui Fan sono riusciti a realizzare concretamente ciò che si ipotizzava teoricamente: sfruttare l’energia del buio. Alla base di questa ricerca innovativa, pubblicata sulla rivista scientifica API – Applied Physics Letters, vi è l’obiettivo di sfruttare fonti di energia alternative per ridimensionare il consumo di combustibili fossili.
Durante la notte, la Terra rilascia nello Spazio radiazioni infrarosse accumulate durante il giorno. Dunque, invece di sfruttare l’energia che arriva dal Sole durante il giorno, poi convertita in elettricità dai pannelli fotovoltaici, i ricercatori di Stanford hanno studiato il fenomeno inverso. Se fino ad oggi la tecnologia odierna non permetteva di assorbire l’energia emessa dalla Terra, tale difficoltà è stata superata dal gruppo di ricerca che non solo ha creato un modello teorico che potrebbe sfruttare fino a 3,99 W/m2 di energia, ma ha anche progettato e costruito il fotodiodo, lo strumento che ne permette l’effettivo utilizzo.
Anche se «al momento, la quantità di energia che siamo riusciti a produrre, è molto al di sotto di quella che teoricamente potremmo ottenere in un prossimo futuro» ha spiegato Masashi Ono, le prospettive di miglioramento sono tangibili. Il fotodiodo, infatti, non ha superato il valore di 6,4 e-8 W/m2, cioè 64 miliardesimi di watt per metro quadro.
È chiaro che si tratta di una quantità davvero irrisoria, ma dimostra che il sistema funziona.
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Fonte: Applied Physics Letters
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